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The Program - Recensione

07/10/2015 | Recensioni |
The Program - Recensione

Più che biopic, una vera crime story, con due contendenti: Lance Armstrong, il ciclista che dopo aver sconfitto in cancro vinse otto edizioni del Tour de France, e David Walsh, il giornalista che puntò il dito accusatorio contro il campione (reo di aver messo in atto una delle più grandi frodi sportive della storia) e dal cui libro, “Seven Deadly Sins: My Pursuit of Lance Armstrong”, John Hodge è partito per scrivere la sceneggiatura del film The Program.
Lance Armostrong ovvero una delle figure più controverse dello sport recente.
Campione, eroe, icona, bugiardo: questi epiteti campeggiano nella locandina del film diretto dal grande regista inglese Stephen Frears (tra i suoi titoli più celebri, The Queen e Philomena) dedicato a uno dei più grandi campioni del ciclismo ma anche a una delle più grandi truffe ai danni dei controlli anti-doping.
L’uomo prima del campione. La storia inizia nel 1993. Il ventunenne Lance (Ben Foster) è un ciclista promettente che fa il suo debutto al Tour de France, il giornalista David Walsh che lo intervista è colpito dalla sua determinazione mista a presunzione. Disposto a tutto pur di vincere, Armstrong, dopo aver notato dei grandi cambiamenti in alcuni ciclisti che facevano uso di un farmaco noto come EPO (eritropoietina), inizia ad assumere la sostanza vincendo a sorpresa una gara in Belgio. Ma la sua promettente carriera viene bruscamente interrotta dalla diagnosi di un cancro a un testicolo che lo porta a sottoporsi a seri interventi di chirurgia e estenuanti sedute di chemioterapia. Vinta la sua battaglia contro un male che lo aveva debilitato fisicamente, nel 1999 Lance torna alla sua carriera ciclistica più determinato che mai a vincere il Tour de France. Si rivolge al medico italiano Michele Ferrari (Guillaume Canet), che ha ideato un “programma” preciso che attraverso l’uso dell’EPO e di altre sostanze dopanti capace di migliorare notevolmente le prestazioni dei ciclisti che a lui si erano affidati, e lo convince a permettergli di prendere parte al suo programma. Grazie all’insieme di duri allenamenti e sostanze dopanti, Lance supera i suoi limiti fisici e la sua carriera compie un grande salto in avanti. Armstrong vince il Tour de France del 1999. Il ciclista americano inizia a meravigliare stampa e pubblico scalando vette su vette. Lance vince sette Tour de France consecutivi dal 1999 al 2005. Armstrong e la sua squadra, la US Postal, dominano la scena del ciclismo per quasi un decennio.
Ma non tutti credono alla favola e David Wash, nel frattempo divenuto redattore del “Sunday Times”, nutre sempre più sospetti sulla fulminate carriera di Armstrong. Il cronista intraprende così una guerra con il campione, mettendosi contro la maggioranza della comunità ciclistica. Dopo anni di ricerche, Walsh riesce a scoprire la verità rivelando al mondo uno dei più grandi inganni nella storia del ciclismo e portando alcuni colleghi del campione alla confessione. Armstrong precipita nella polvere, viene bandito dallo sport e i suoi titoli vengono ritirati.

Dalla gloria alla polvere, tra inganni e verità, ascesa e caduta di uno dei più grandi campioni del ciclismo.
The Program non racconta solo la storia di Lance Armstrong, ma illustra un fenomeno moderno e diffusissimo: elementi come “la lotta personale, l’ascesa e la caduta, la globalizzazione, lo sfruttamento della globalizzazione” tutti aspetti della moderna vita sportiva e della celebrità, come ha sottolineato lo sceneggiatore del film.
Armstrong icona idolatrata dal mondo intero (bello, famoso, sopravvissuto a un cancro, sostenitore di associazioni benefiche a favore dei malati), Armstrong e il suo mito, un mito che venne sporcato per sempre da un ‘programma’ a base di fiale iniettate in vena per ossigenare il sangue e salire su, su, sempre più su, sino a vette altissime, sfidando i limiti umani.
Armstrong eroe prima, truffatore poi.
La storia di questo colossale imbroglio non era facile da portare sullo schermo proprio perché multiforme, complessa e piena di sfaccettature, ma Stephen Frears (coadiuvato dall’ottima sceneggiatura di Hodge) svolge bene il suo compito, tenendo in egual conto le prospettive del campione e del giornalista suo accusatore, confezionando un film bello che tiene incollati alla poltrona nonostante il finale della storia sia già noto a tutti.
La rilettura della vicenda umana e sportiva di Armstrong in chiave universale è uno degli aspetti più convincenti della pellicola. The Program è davvero una storia archetipica sulla moralità, applicabile allo sport ma anche ad altri campi come la politica e il giornalismo.
Pur narrando temi universali, Frears riesce al contempo a restituire in pieno il lato viscerale di uno sport duro come il ciclismo, di ogni salita, di ogni ‘strappo’ per conquistare la testa del gruppo: grazie al fondamentale apporto del direttore della fotografia Danny Cohen, le telecamere sono state posizionate più vicine ai ciclisti, piccole telecamere sono state piazzate perfino sulle bici e sono stati usati una grande varietà di strumenti per trasmettere il senso di velocità.
In quasi due ore di durata, il film narra gli eventi in modo lineare e cronologico, mostrando come talvolta il prezzo da pagare per raggiungere la vetta sia decisamente troppo alto e la perseveranza nel portare avanti irrazionalmente una bugia clamorosa sia più forte di qualsiasi tentazione di verità.
A svettare (ci si perdoni l’ovvio gioco di parole) su un cast di buon livello è Ben Foster capace di restituire in pieno il doppio volto di Lance Armstrong, quello dell’eroe e del combattente, ma anche quello dell’imbroglione, dell’uomo senza scrupoli, capace di usare qualsiasi mezzo per raggiungere il suo scopo.
Prima che il coperchio delle menzogne venga sollevato e il suo fetore venga fatto annusare al mondo; lo stesso mondo che, forse, non voleva vedere nella polvere il suo eroe.
E al centro della scena resta solo una bici: in sella un uomo solo su una strada ormai deserta.

Elena Bartoni

 


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